Da tanto tempo promettevo a Giovanni di andarlo a trovare al Giglio: il Giglio, quest’isola del Mediterraneo lontana dalle mie solite mete enologiche e vacanziere di cui l’enologo, Valentino Ciarla, mi parlava in modo entusiasta da anni. Finalmente, in questo mese di agosto di un anno molto particolare, sono partita alla scoperta di quello che si è rivelato un gioiello, una perla del Tirreno.
Giovanni Rossi, nato sull’isola, dopo anni di lavoro come commercialista, ha deciso di lasciare tutto e di ritornare alle sue origini isolane e portare avanti, insieme al fratello Simone, un’azienda vinicola acquistando terreni dagli anziani del posto e prendendone in affitto altri. Ad oggi l’azienda La Fontuccia conta 5 ettari di vigneto, praticamente tutta Ansonica, situati in diverse parti dell’isola. Un’isola a volte aspra col suo vento che ti sferza il viso ma dolcemente, a volte avvolgente come le persone che ti accolgono.
Ebbene sì, devo dire che mi sono innamorata: mi sono innamorata della natura ancora integra, mi sono innamorata delle persone, quelle vere che si aiutano, che fanno gruppo, che zappano e potano tutte insieme: non ci sono colori o casacche differenti: è la voglia di stare insieme che prevale su tutto.
Ho potuto verificare con mano cosa significhi viticoltura eroica, soprattutto nel sud dell’isola a Cape’ Rosso o ad Altura, dove solo per camminare si deve fare attenzione a dove mettere i piedi, tra un masso e la sabbia, il tutto in pendenza: ma si è ampiamente ripagati guardando in fondo alla vigna dove l’orizzonte è il mare blu cobalto.
Abbiamo assaggiato i vini con il simpaticissimo nome di Senti Oh! al tramonto nel vigneto. Vini che impongono subito la loro origine: il mare. Bella sapidità e mineralità, freschezza ed equilibrio. Quello che amo è andare a ritroso ad assaggiare vecchie annate per comprendere il vitigno e ciò che può dare il territorio. Arriviamo al 2013 passando per il 2017 prima e il 2015 poi: spettacolo!! L’affinamento dona ai vini complessità, mantenendo una bellissima freschezza. E che armonia! Il Caperrosso poi porta il sud dell’isola in bottiglia: intensità e ricchezza, dalla camomilla allo iodio del mare.
E per finire? Il passito sempre da uve Ansonica: un colore arancio-ramato avvisa dell’intensità di questo nettare che sia all’olfatto che al palato sprigiona le note di fico, il frutto re dell’isola da cui si ottiene il dolce caratteristico Panficato, di dattero, di albicocca secca, di frutta secca. Un piacevolezza assoluta per il palato e il suo nome dice tutto: Nantropò!!!!
Grazie a Giovanni e a Simone, continuate così, ne vogliamo tanti di viticoltori con un cuore appassionato ed un’anima pura come voi. A presto, perchè sì, tornerò presto a visitare il vostro paradiso.